A Palazzo Fava di Bologna la prima grande antologica italiana di Zhang Dali
Lo street artist è uno dei massimi artisti cinesi contemporanei sulla scena internazionale. La mostra è un omaggio che Fondazione Carisbo e Genus Bononiae. Musei nella Città tributano all’artista che visse a Bologna dal 1989 al 1995 BOLOGNA - Pittore, scultore, performer, fotografo, padre della graffiti art in Cina, anche se la definizione che meglio lo inquadra è quella di street artist. Questo è Zhang Dali, i cui lavori sono esposti nelle più importanti gallerie e musei di tutto il mondo – dal MoMa di New York alla Saatchi Gallery di Londra allo Smart Museum di Chicago. Caratteristica della sua arte è la volontà di dialogo con tutti gli elementi – umani ed architettonici, corporei ed incorporei - che permeano lo spazio urbano. I suoi lavori sono inoltre frutto di uno sguardo profondamente umano e partecipe sulla Cina contemporanea e le sue drammatiche contraddizioni, sui rapidissimi cambiamenti che la crescita esplosiva del capitalismo ha portato con sé negli ultimi trent’anni, dalle esasperanti condizioni di vita dei lavoratori ridotti alla serialità, all’urbanizzazione selvaggia che cementifica e cancella la tradizione. “Tutte le mie opere hanno una stretta relazione con la realtà che mi circonda”, spiega infatti l’artista. Il titolo della mostra, Meta-Morphosis, che verrà ospitata a Palazzo Fava dal 23 marzo al 24 giugno 2018, è un esplicito riferimento all’essenza stessa della arte di Zhang Dali, che tenta di rappresentare i cambiamenti della Cina, facendone emergere le laceranti contraddizioni, i traumi e le ripercussioni soprattutto sugli anelli deboli della catena sociale, sui lavoratori che hanno pagato il prezzo più alto della transizione al capitalismo, sulla popolazione investita dalla rapidità di una trasformazione che tutto sovverte e cancella a ritmi vertiginosi. “Realismo estremo”, quello di Zhang Dali - secondo la fortunata espressione di Yu Ke, Caporedattore del mensile Contemporary Artist e Professore alla Sichuan Academy of Fine Arts – in quanto artista che “si fa interprete del dovere dell’arte contemporanea di esprimere il dubbio sulla brutalità che permea la vita”. In mostra circa 220 opere selezionate, tra sculture, dipinti, fotografie e installazioni, raggruppate in nove sezioni. Si potrà ammirare il ciclo One Hundred Chinese, realizzato tra il 2001 e il 2002, documentario veritiero sulla condizione del popolo cinese nel nuovo millennio, o i grandi dipinti della serie AK-47 e Slogan, che svelano impietosamente la violenza quale elemento integrante e tessuto connettivo delle esistenze. E poi ancora la grandiosa serie A Second History, nei quali attraverso materiali d’archivio collezionati in sette anni Zhang Dali rivela impietosamente la sistematica manipolazione delle immagini operata dal regime a fini propagandistici degli anni dal 1950 al 1980. Il percorso si chiude con la monumentale installazione Chinese Offspring, serie di sculture colate in vetroresina dei mingong, i lavoratori strappati dalle campagne per diventare parte del fagocitante meccanismo produttivo della Cina post-maoista. In occasione dell’inaugurazione della mostra Meta-Morphosis, il 23 marzo Genus Bononiae e MAMbo organizzano il convegno internazionale “Contemporary art in Museums between economy and society: the role of museums for the dissemination of contemporary art in society” con l’obiettivo di indagare la relazione tra i musei e il mercato dell’arte contemporanea, ruoli e influenze. ...